mercoledì 2 marzo 2016

Alcune riflessioni sulla Gestazione Per Altri


Poche parole sul tema della gestazione per altri. Come bene fa riflettere la scrittrice Michela Murgia in un suo articolo pubblicato da L'Espresso, la dicitura corretta per riferirsi a tale pratica è appunto quella di "gestazione per altri" o di "gestazione surrogata" e non come per seminare fraintendimenti e ignoranza molti vogliono chiamarla, ossia "utero in affitto" o "maternità surrogata". Perché? Perché in questo fenomeno l'unica cosa che viene ad essere surrogata è la capacità di gestazione, ossia la capacità di una donna di covare nel proprio grembo una vita portandola fino alla nascita. La maternità non c'entra nulla. Gestazione e maternità sono due concetti ben separati e distinti perché mentre la prima allude ad un dato prettamente fisico e biologico, la seconda indica una relazione volontaristica e consapevole a livello socio-psicologico. Non è sufficiente affrontare una gestazione e partorire un bambino per potersi dire madri. Madre si diventa volendolo e comportandosi come tale. D'altronde la legge italiana riconosce alle donne la possibilità di abortire e di rinunciare a qualunque potestà genitoriale sul nascituro proprio muovendo da questa consapevolezza: che concepire e partorire non fanno automaticamente di una donna una madre. Iniziamo dunque ad esprimerci con espressioni corrette: gestazioni per altri o gestazione surrogata. Premesso ciò non si può non notare come una delle critiche più feroci contro questa pratica muova a partire dall'accusa di egoismo nei confronti di coloro che vi fanno ricorso, sopratutto quando si tratta di coppie omosessuali. Due uomini, si dice, non posso concepire un figlio ed è contro natura oltre che inumano "affittare un utero", farsi fare un figlio da una donna e poi strapparle il bambino dal grembo. È tutto ciò dietro pagamento. Questa è tratta di esseri umani, si dice. Sono uomini capricciosi che "comprano bambini".  Ma di che egoismo parlano coloro che accusano quanti ricorrono alla GPA? Dell'egoismo di avere un figlio? Dell'egoismo di voler diventare genitori? Io mi chiedo: non è questo egoismo, ammesso che davvero di ciò si possa parlare, proprio di qualunque persona che voglia diventare genitore, uomo o donna che sia, eterosessuale o omosessuale, sterile o meno? Quando un uomo e una donna decidono di avere un figlio, non lo fanno certo per amore verso quel figlio che ancora non esiste e che non conoscono. Lo fanno certamente, invece, per completare la propria vita, darle un senso, riempirla, costruirsi una famiglia. Appunto per "egoismo" personale! Egoismo dal quale si trova a sbocciare una nuova vita e un nuovo amore! Perché se il motivo che spinge gli uomini ad avere figli fosse il solo fatto di voler generare la vita, allora ogni donna dovrebbe mettere al mondo un figlio dietro l'altro senza sosta, uno all'anno finché il corpo le regge. Se il valore assoluto è pensare solo al bene del bambino e non alla volontà della famiglia che lo genera, allora più bambini si mettono al mondo è meglio sarà per loro che si troveranno a ricevere la vita. Ora questo discorso non penso venga condiviso neanche da quelle persone che aborriscono la GPA perché ognuno di noi è ben consapevole che la vita nasce da un atto d'amore e da un progetto di vita e il vero motivo che spinge qualunque essere umano a fare figli è quello, puramente egoistico, di volersi formare una famiglia con la quale condividere gioie e dolori della vita. Appurato ciò, per quale ragione pensiamo di poter considerare egoisti coloro che, provando un amore così forte e gargantuesco nonché un desiderio così immenso di costruirsi una nido familiare e mettere al mondo un figlio le provano tutte per riuscirci? Perché queste persone devono essere accusati di essere fuori dalla grazia di dio e affette da un egoismo diverso da quello di qualunque altra coppia magari non sterile o magari eterosessuale? Oggi la scienza ci consente cose che anni fa non erano neanche immaginabili e tra esse rientra anche la possibilità di generare la vita in modi diversi dall'accoppiamento sessuale. É sbagliato? È contro natura? Non più della ricerca medica che vuole curare le malattie! Il concetto di "natura" è davvero troppo sfuggente per riempirsene la bocca perché probabilmente la natura delle cose non è un dato di fatto ineluttabile ma un concetto in divenire: è natura tutto ciò che PUÒ accadere nel mondo! In ogni caso, se una donna, libera e consenziente decide di DONARE il proprio grembo ad un'altra coppia per generare al mondo un figlio che lei non sente come suo fin da subito, un figlio che sarà amato e accudito da una famiglia che invece lo percepisce come suo prima ancora che esso venga generato, mi chiedo: qual è il problema? Il fatto che questo bambino non ha potuto scegliere se avere una madre biologica o meno? Ma guardate che nessun figlio può scegliere i propri genitori. Un figlio non può scegliere di avere un padre non violento o una madre non alcolizzata, non può scegliere di avere genitori ricchi piuttosto che amorevoli e presenti. E in realtà non può neanche scegliere di nascere. Quello che è certo invece è che tra la vita e la non vita, sceglierebbe certamente la prima. Non è un rapporto sessuale che ci mette al mondo ma l'amore! Credo sia necessario per ognuno di noi un profondo ripensamento del ruolo maschile e femminile, della maternità e della paternità. Materno e paterno sono istinti, attitudini sentimentali innate in ognuno di noi e non corrispondono necessariamente col sesso delle persone, con l'essere madre o padre. Un uomo può benissimo provare un istinto materno e una madre quello paterno così come nella stessa persona possono essere presenti entrambi gli istinti se è vero come qualche pensatore del passato ha detto che "paterno" è ciò che inizia il bambino al mondo esterno mentre "materno" ciò che lo proietta verso la scoperta della dimensione interna ed affettiva. Il problema vero è il modo in cui la società ci ha abituati a vedere noi stessi, costringendoci ad abdicare ai nostri sentimenti più profondi perché se sei un uomo e ti occupi troppo di tuo figlio vieni additato come un "mammo" (in fondo non sei un vero uomo...), mentre se sei una donna e non te occupi abbastanza sei una madre snaturata (le donne stanno a casa con la prole. Non nel mondo a lavorare!). Insomma, in questo caos di opinioni campate per aria ascoltando solo la propria pancia e mai il cuore o la ragione, c'è una sola certezza: è l'amore che ci genera alla vita e quell'amore va ascoltato! 
Anche il tema dell'eventuale compenso che verrebbe corrisposto alla gestante crea molti dubbi e proteste fino al punto di sostenere che i figli così portati alla luce sarebbero dei "bambini comprati" come comprato sarebbe il corpo della donna. Al di là dell'osservazione per la quale appare quantomeno ridicolo che coloro che si preoccupano della libertà del corpo della donna non si fanno scrupolo poi a pagare profumatamente prostitute per comprare la loro capacità sessuale, ciò su cui bisogna porre l'attenzione è il fatto che ciò che il presunto compenso andrebbe a "comprare" non è affatto la donna o il nascituro ma una pura e semplice capacità biologica: la capacità di gestazione. Ora la domanda è: per quale ragione ammettiamo che si possa comprare l'apparato sessuale di una donna per il proprio piacere e non invece che ci possa essere una "donazione" di capacità di gestazione" (donazione perché come detto il compenso remunera o rimborsa come sembrerebbe meglio dire, nove mesi di vita faticosi e pieni di ostacoli e spese da affrontare per qualunque donna incinta)? Con l'analisi poc'anzi effettuata non intendo esimermi dal dire che io stesso reputo la questione molto complessa e degna di attenzione soprattutto al fine di evitare il rischio che una pratica illegale possa creare nuove forme di schiavitù per la donna. Ciò che è certo è che urge l'onestà intellettuale di ragionare sulla complessità delle cose. Facoltà cui molti hanno ormai abdicato!