mercoledì 20 aprile 2016

Sotto un altro cielo

SOTTO UN ALTRO CIELO
(Laurana)




Che si tratti dei profughi in fuga dall’Africa o di uomini, donne e bambini scappati dal Medio Oriente, ciò che resta a chi fugge e a chi accoglie è un profondo senso di smarrimento e di dolore. Al di là di ogni ipocrisia, accogliere lo straniero, colui che è altro da noi e dalla nostra cultura, non è mai facile; anzi è difficilissimo. Ma allo stesso modo, terribilmente difficile è fuggire dalla propria terra abbandonando tutto, beni, madri, padri, figli, compagni per gettarsi nella disperata salvezza da guerra e disperazione. In questo libro, piccolo ma prezioso, alcuni dei più rappresentativi narratori italiani, che ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso di vita e di scrittura, hanno deciso di schierarsi apertamente a favore di una società aperta all’accoglienza e al rispetto e hanno deciso di farlo con lo strumento che gli è proprio: la scrittura. Ne è venuta fuori una raccolta di racconti che ha la pretesa di restituire allo scrittore il suo compito primigenio: dare voce a chi voce non può avere e costruire, mediante lo strumento salvifico che solo le parole possono rappresentare, un percorso di riflessione, dialogo e speranza. Un mondo in cui ogni storia, anche la più tragica, possa poi trovare un lieto fine. È forse questa la prima volta che in modo sistematico alcuni narratori italiani decidono di avviare un progetto letterario collettivo con l’obiettivo preciso di dichiarare guerra a tutti coloro che ad ogni livello si adoperano quotidianamente per rendere l’Italia un paese impaurito e non ospitale. Un libro, dunque, che è solo lo spunto per sollevare un dibattito a livello nazionale grazie all’impegno di scrittori che vogliono tornare a essere operai della scrittura alla luce della consapevolezza che è solo la nostra capacità di solidarizzare col prossimo a renderci umani. 


Qualcuno dagli scogli tira una corda lunga dieci metri: è quella la distanza tra la vita e la morte.

Da questa consapevolezza sono partito. Quando l’anno scorso mi venne l’idea di realizzare un libro che parlasse di immigrazione il mondo sembrava essere già in procinto di franare. Le notizie che ogni giorno mi giungevano annunciando l’ennesima emorragia senza fine di profughi morti in mare nel tentativo disperato di giungere in Italia o gli orrori perpetrati dall’ISIS in danno dell’umanità alimentavano in me un dolore profondo che a sua volta veniva accresciuto dalle tante voci di odio, xenofobia e razzismo che si levavano nei programmi televisivi, nei dibattiti politici o nei dialoghi tra persone comuni. Decisi così che non potevo più starmene con le mani in mano ad attendere che il mio paese divenisse il covo di politici scellerati dediti allo sciacallaggio e alla speculazione sulla morte di persone innocenti, colpevoli solo di aver cercato la sopravvivenza. Compresi che ognuno di noi aveva il diritto di raccontare e ascoltare una storia diversa. Ebbi chiaro fin da subito che l’unico strumento a mia disposizione era la scrittura così come mi fu ben chiaro che la realizzazione del progetto che avevo in mente avrebbe richiesto un’energia condivisa. Parlai dell’idea di scrivere un libro di racconti sul tema dell’immigrazione a Dacia Maraini in un giorno d’estate, durante un pranzo insieme in montagna e ne ebbi in risposta un supporto pieno di entusiasmo. Eravamo già in due a credere in questo libro e da questo momento nessuno ci avrebbe potuto fermare. L’incontro con Gianfranco Di Fiore diede nuova linfa a questo progetto che poi grazie a Lillo Garlisi e a Laurana editore sarebbe divenuto realtà. Passai i mesi successivi a discuterne con amici e colleghi scrittori perché avevo intenzione di coinvolgere autori certamente molto validi ma che al contempo avessero una sensibilità molto affine alla mia, scrittori che condividessero le mie stesse battaglie di civiltà e per i quali la scrittura fosse davvero una ragione di vita. Un anno dopo, eccoci qui con questo libro e con le sue storie di vita, dolore e amore. Eccoci qui a raccontare una storia diversa. Dacia Maraini, Francesca Pansa, Renato Minore, Gianfranco Di Fiore, Paolo Di Paolo, Michela Marzano, Simone Gambacorta, Pierfrancesco Majorino, Giampiero Rossi: dal più profondo del cuore il mio ringraziamento ad ognuno di voi.


" (...) qui ho capito che il vero amore per il nostro Dio si nutre del vero amore per gli altri uomini. Uomini e donne come quelli che ci hanno salvato e che ogni giorno continuano a farlo. Ed è a uomini e donne come questi che dedico le sofferenza del passato e la fiducia nel futuro"

(Da "Donne di ferro", racconto dell'antologia)